Palladio, il film
Le opere di Andrea Palladio, l’architetto più influente di sempre, raccontate da chi oggi le studia, le vive e le preserva per le generazioni future. Il viaggio di un professore cosmopolita dal Belgio agli Stati Uniti per incontrare i suoi mentori Kenneth Frampton e Peter Eisenman, le scoperte di tre giovani restauratrici a Villa Saraceno in Veneto, il dibattito degli architetti di domani all’università di Yale. Un racconto corale e contemporaneo sospeso tra il Pantheon, Villa La Rotonda e la Casa Bianca, tra la campagna veneta e gli Stati Uniti, dove Palladio ispirò i simboli della nazione nascente.
In questo progetto Francesco Invernizzi, produttore, regista e amministratore delegato di Magnitudo Film, casa di produzione cinematografica specializzata in film incentrati sullo straordinario mondo dell’arte, ha deciso di finire un ciclo iniziato con Caravaggio, Michelangelo e tanti altri grandi artisti con la narrazione delle opere del Palladio. Si tratta di un documentario per il quale Magnitudo ha deciso di affidarsi al regista italiano Giacomo Gatti.
“Palladio” ha il merito di poter essere considerato uno degli unici film che è riuscito nell’impresa di fare un excursus a 360 gradi sull’architetto più importante della Repubblica Veneta. A questo proposito quest’ esperienza cinematografica è stata, da un lato, profondamente intensa e, dall’altro, estremamente professionale.
Le riprese si sono svolte nel 2017 e il documentario è stato pubblicato l’anno dopo, nel 2018, in seguito alla riprese non solo de La Rotonda ma anche di tutto ciò che la circonda e la riguarda, come le chiese di Venezia, le Ville dei dintorni e, più in generale, ciò che rappresenta l’evoluzione del Palladio.
Tanto è vero che alcune riprese sono state fatte anche negli Stati Uniti dove Palladio viene considerato il padre della cultura architettonica americana. Viene in questa maniera mostrato come il palladianesimo è esploso in America, dalla tenuta (Monticello) di Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti d’America e fondatore dell’Università della Virginia, fino alle varie manifestazioni del Palladio in diverse città americane, come New York, Washington, e Philadelphia.
Per questo progetto la Proprietà vuole ringraziare il Professore Lionello Puppi, venuto a mancare proprio l’anno di uscita del documentario, che forse più di ogni altro già dal 1980 considerava Palladio un’icona senza tempo e senza dimensione. All’interno del film il professore racconta agli studenti della scuola di restauro chi è Palladio, in una maniera estremamente umana e profonda, quasi paterna.
Ultimo ma assolutamente non ultimo vogliamo ringraziare Francesco Invernizzi per aver creduto in questo progetto e per aver presentato il Palladio come un riferimento reale della cultura italiana.
Sir Norman Foster in visita a La Rotonda
Sir Norman Foster in visita a La Rotonda
Quando Sir Norman Foster, architetto e designer britannico tra i principali esponenti dell’architettura high-tech, in un giorno di ottobre dalle 12 alle 16 circa, è venuto a visitare La Rotonda si è creato un ponte, un collegamento potente e profondo, tra l’architettura di oggi e quella di ieri.
Una visita all’insegna del rispetto e del silenzio all’interno di un edificio che, tramite le sue strutture e le sue decorazioni, trasmette continue ed intense vibrazioni. D’altronde, ogni arco, ogni struttura o decorazione racconta qualcosa al visitatore riguardo la storia de La Rotonda, iniziata nel XVI secolo con la sua costruzione.
In visita a Venezia con la moglie Elena Ochoa Foster e ospite di Francesco Bellavitis, Sir Norman Foster – premio Pritzker che la regina d’Inghilterra ha nominato Lord nel 1999 e autore di capolavori dell’architettura contemporanea, come la Hong Kong and Shanghai Bank, la City Hall, il Millennium Bridge di Londra e la cupola del Parlamento di Berlino – ha deciso di godere delle bellezze della vicina Vicenza: partendo dalla Basilica Palladiana, edificio pubblico che si affaccia su Piazza dei Signori, continuando con il Teatro Olimpico, una delle meraviglie della città, e concludendo con La Rotonda.

Una visita magnifica, di quelle inaspettate, che avvengono in un momento inatteso, in cui la persona, il visitatore e anche un numero primo come Sir Norman Foster, che non trova comun denominatore con alcun tipo di situazione, riescono ad entrare in simbiosi con il luogo.
Finita la visita, nella speranza che un’occasione del genere possa ripetersi in futuro, Nicolò Valmarana ha proposto all’architetto britannico di “considerare La Rotonda come il suo studio”.
La sensazione è che da personaggi di questa caratura si impara anche dal silenzio, dal rispetto e dal sorriso di profonda gratitudine e accondiscendenza.
