Il Miele de La Rotonda
Il miele de La Rotonda
Il miele non è solo un prodotto, rappresenta e racchiude tanto altro.
Si tratta di un frutto che proviene dalla terra e se la terra è sana e le api si trovano a loro agio, allora anche il miele è buono.

La volontà de La Rotonda di allestire in prossimità della Villa Palladiana delle arnie per la produzione di miele vuole, in un certo senso, creare una corrispondenza tra ciò che può essere definita la bellezza interna della dimora in sé e la bellezza esterna, ovvero la campagna e la natura che la circondano .
Le api sono il termometro naturale della qualità del contesto villa/campagna .
La campagna del resto deve rappresentare ciò che la terra può darci nel momento in cui ne abbiamo bisogno .
Le api sono state scelte proprio perché simbolo di laboriosità e collaborazione, entrano in simbiosi con La Rotonda, un luogo ricco di stimoli in cui diventa impossibile restare fermi .
D’altronde è doveroso sottolineare come, da sempre, la campagna e in generale il paesaggio naturale, siano un elemento fondamentale per le Ville nate per gestire queste grandi proprietà di terreni e La Rotonda, ancor più delle altre, si staglia in una posizione elevata su un contorno naturale che le fa da vestito, da contesto e che fa parte in maniera spontanea del DNA della Villa stessa.
In questa prospettiva la produzione di miele, acquistabile presso il bookshop della Villa, vuole essere solo il primo passo di un progetto più grande che vuole, nel futuro prossimo, dare una nuova dignità al paesaggio naturale e trasformarlo in un contesto che possa fare la differenza, dando ad esempio ai visitatori la possibilità di viverlo in una maniera più attiva e coinvolgente, come parte della Villa stessa.
Potrà trovarlo in esclusiva nel Bookshop di Villa La Rotonda, cell. 333 6409237 – tel. 0444 321793.

Palladio, il film
Le opere di Andrea Palladio, l’architetto più influente di sempre, raccontate da chi oggi le studia, le vive e le preserva per le generazioni future. Il viaggio di un professore cosmopolita dal Belgio agli Stati Uniti per incontrare i suoi mentori Kenneth Frampton e Peter Eisenman, le scoperte di tre giovani restauratrici a Villa Saraceno in Veneto, il dibattito degli architetti di domani all’università di Yale. Un racconto corale e contemporaneo sospeso tra il Pantheon, Villa La Rotonda e la Casa Bianca, tra la campagna veneta e gli Stati Uniti, dove Palladio ispirò i simboli della nazione nascente.
In questo progetto Francesco Invernizzi, produttore, regista e amministratore delegato di Magnitudo Film, casa di produzione cinematografica specializzata in film incentrati sullo straordinario mondo dell’arte, ha deciso di finire un ciclo iniziato con Caravaggio, Michelangelo e tanti altri grandi artisti con la narrazione delle opere del Palladio. Si tratta di un documentario per il quale Magnitudo ha deciso di affidarsi al regista italiano Giacomo Gatti.
“Palladio” ha il merito di poter essere considerato uno degli unici film che è riuscito nell’impresa di fare un excursus a 360 gradi sull’architetto più importante della Repubblica Veneta. A questo proposito quest’ esperienza cinematografica è stata, da un lato, profondamente intensa e, dall’altro, estremamente professionale.
Le riprese si sono svolte nel 2017 e il documentario è stato pubblicato l’anno dopo, nel 2018, in seguito alla riprese non solo de La Rotonda ma anche di tutto ciò che la circonda e la riguarda, come le chiese di Venezia, le Ville dei dintorni e, più in generale, ciò che rappresenta l’evoluzione del Palladio.
Tanto è vero che alcune riprese sono state fatte anche negli Stati Uniti dove Palladio viene considerato il padre della cultura architettonica americana. Viene in questa maniera mostrato come il palladianesimo è esploso in America, dalla tenuta (Monticello) di Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti d’America e fondatore dell’Università della Virginia, fino alle varie manifestazioni del Palladio in diverse città americane, come New York, Washington, e Philadelphia.
Per questo progetto la Proprietà vuole ringraziare il Professore Lionello Puppi, venuto a mancare proprio l’anno di uscita del documentario, che forse più di ogni altro già dal 1980 considerava Palladio un’icona senza tempo e senza dimensione. All’interno del film il professore racconta agli studenti della scuola di restauro chi è Palladio, in una maniera estremamente umana e profonda, quasi paterna.
Ultimo ma assolutamente non ultimo vogliamo ringraziare Francesco Invernizzi per aver creduto in questo progetto e per aver presentato il Palladio come un riferimento reale della cultura italiana.
Sir Norman Foster in visita a La Rotonda
Sir Norman Foster in visita a La Rotonda
Quando Sir Norman Foster, architetto e designer britannico tra i principali esponenti dell’architettura high-tech, in un giorno di ottobre dalle 12 alle 16 circa, è venuto a visitare La Rotonda si è creato un ponte, un collegamento potente e profondo, tra l’architettura di oggi e quella di ieri.
Una visita all’insegna del rispetto e del silenzio all’interno di un edificio che, tramite le sue strutture e le sue decorazioni, trasmette continue ed intense vibrazioni. D’altronde, ogni arco, ogni struttura o decorazione racconta qualcosa al visitatore riguardo la storia de La Rotonda, iniziata nel XVI secolo con la sua costruzione.
In visita a Venezia con la moglie Elena Ochoa Foster e ospite di Francesco Bellavitis, Sir Norman Foster – premio Pritzker che la regina d’Inghilterra ha nominato Lord nel 1999 e autore di capolavori dell’architettura contemporanea, come la Hong Kong and Shanghai Bank, la City Hall, il Millennium Bridge di Londra e la cupola del Parlamento di Berlino – ha deciso di godere delle bellezze della vicina Vicenza: partendo dalla Basilica Palladiana, edificio pubblico che si affaccia su Piazza dei Signori, continuando con il Teatro Olimpico, una delle meraviglie della città, e concludendo con La Rotonda.

Una visita magnifica, di quelle inaspettate, che avvengono in un momento inatteso, in cui la persona, il visitatore e anche un numero primo come Sir Norman Foster, che non trova comun denominatore con alcun tipo di situazione, riescono ad entrare in simbiosi con il luogo.
Finita la visita, nella speranza che un’occasione del genere possa ripetersi in futuro, Nicolò Valmarana ha proposto all’architetto britannico di “considerare La Rotonda come il suo studio”.
La sensazione è che da personaggi di questa caratura si impara anche dal silenzio, dal rispetto e dal sorriso di profonda gratitudine e accondiscendenza.

Alberto Angela e le Meraviglie della penisola
Alberto Angela e le Meraviglie della penisola
Fiore all’occhiello del patrimonio artistico e culturale italiano, La Rotonda è stata scelta da Alberto Angela e dal suo staff come modello da proporre al grande pubblico di Rai Uno per raccontare e rappresentare il lavoro di Andrea Palladio, architetto, teorico dell’architettura e scenografo del Rinascimento italiano, considerato come una delle personalità più influenti nella storia dell’architettura occidentale.
Rai Cinema, per il programma televisivo documentaristico “Le Meraviglie”, un format ideato e condotto da Alberto Angela che accompagna gli spettatori in un viaggio alla scoperta delle meraviglie italiane segnalate dall’UNESCO, è arrivata alla Villa Palladiana con uno staff di trentacinque persone che si sono trattenute sul luogo per due giorni, al fine di svolgere le riprese.
La puntata, andata in onda in prima serata su Rai Uno nel 2018, ha trattato svariati temi; dagli straordinari scenari di Castel del Monte e dei Trulli di Alberobello in Puglia, al mondo dimenticato degli Etruschi, fino all’ultima tappa del viaggio tra le meraviglie italiane, le Ville Palladiane del Veneto, tra cui Villa Almerico Capra (La Rotonda, appunto) e Villa Caldogno.
Quello tra le Ville Palladiane ha voluto essere un viaggio, intrapreso da Alberto Angela, per raccontare dimore che, in passato, hanno costituito un rifugio per la villeggiatura e per l’ozio, dove la nobiltà del tempo poteva ritirarsi a vita privata. Residenze che, oltre alla funzione abitativa, avevano anche una forte funzione identificativa delle famiglie che le abitavano.

Le riprese effettuate a La Rotonda si sono concentrate principalmente su due aree; la prima è stata il salone centrale, nobile, al quale si accede da uno dei quattro ingressi della Villa. Questa maestosa sala circolare che accoglie il visitatore viene definita da Angela come “il cuore de La Rotonda, costituito non da mattoni, ma da aria”. La seconda area su cui si sono concentrate le attenzioni del conduttore sono state invece le cucine, un luogo della dimora nel quale si respira e si percepisce un’atmosfera intima e familiare tanto che, usualmente, possono essere visitate solo in forma privata.
Cogliamo l’occasione per ringraziare Alberto Angela e il suo staff per aver dato visibilità a questo gioiello architettonico immerso nella campagna alle porte della città e per aver capito in maniera ineccepibile il luogo dove si trovavano, raccontando La Rotonda al grande pubblico senza mancare di una forte sensibilità.