Il Progetto
«Vi sono state fatte le loggie e in tutte quattro le faccie: sotto il piano delle quali, e della Sala sono le stanze per la comodità, et uso della famiglia. La Sala è nel mezo, et è ritonda, e piglia il lume sopra. I camerini sono amezati. Sopra le stanze grandi, le quali hanno i volti alti secondo il primo modo, intorno la sala vi è un luogo da passeggiare di larghezza di quindici piedi e mezo». Palladio, I Quattro Libri dell’Architettura
È lo stesso Andrea Palladio a raccontare il progetto della Rotonda nel secondo dei Quattro Libri dell’Architettura, del 1570: la dimora di Paolo Almerico è inserita non già tra le ville, come ci si aspetterebbe, bensì tra i palazzi a causa della sua vicinanza alla città. Il nobile vicentino commissionò all’architetto un luogo per il suo “diporto”, un edificio che unisse le esigenze abitative ai doveri di rappresentanza, dove passare gli ultimi anni di vita tra l’ozio umanistico e l’esercizio della “santa agricoltura”.
La scelta del sito fu fondamentale: ad appena un quarto di miglio dalle mura cittadine, il colle su cui sorge la Rotonda garantiva la salubrità dell’aria tanto ricercata dai nobili della terraferma veneta; la pianta quadrata della villa venne ruotata di 45° con gli angoli orientati verso i quattro punti cardinali, per mitigare l’esposizione delle facciate ai raggi solari e ai venti.
Il recupero umanistico dell’Antichità è uno dei tratti salienti nel progetto della Rotonda: la stessa idea di edificio circolare con cupola è derivato dal Pantheon di Roma, i pronai con timpano e colonne sono ispirati ai templi antichi, mentre il concetto di villa suburbana unito alla funzione di azienda agricola rielaborano gli scritti latini di Plinio il Giovane. Perché, al contrario di ciò che sembra, la Rotonda era anche un centro di conduzione dei campi: nelle sue stanze vi abitava il padrone, Paolo Almerico, che dall’altura aveva il controllo visivo delle proprie terre, ma diversamente dalle altre ville venete gli annessi rustici erano lontani dal corpo principale dell’edificio.
La Villa appariva quindi isolata e priva di mura o siepi a difenderla: ciò che ha fatto della Rotonda un’icona di perfezione e armonia è proprio quel rapporto unico, indissolubile e osmotico che Palladio è riuscito a creare con il paesaggio.
Il Progetto
«Vi sono state fatte le loggie e in tutte quattro le faccie: sotto il piano delle quali, e della Sala sono le stanze per la comodità, et uso della famiglia. La Sala è nel mezo, et è ritonda, e piglia il lume sopra. I camerini sono amezati. Sopra le stanze grandi, le quali hanno i volti alti secondo il primo modo, intorno la sala vi è un luogo da passeggiare di larghezza di quindici piedi e mezo». Palladio, I Quattro Libri dell’Architettura
È lo stesso Andrea Palladio a raccontare il progetto della Rotonda nel secondo dei Quattro Libri dell’Architettura, del 1570: la dimora di Paolo Almerico è inserita non già tra le ville, come ci si aspetterebbe, bensì tra i palazzi a causa della sua vicinanza alla città. Il nobile vicentino commissionò all’architetto un luogo per il suo “diporto”, un edificio che unisse le esigenze abitative ai doveri di rappresentanza, dove passare gli ultimi anni di vita tra l’ozio umanistico e l’esercizio della “santa agricoltura”.
La scelta del sito fu fondamentale: ad appena un quarto di miglio dalle mura cittadine, il colle su cui sorge la Rotonda garantiva la salubrità dell’aria tanto ricercata dai nobili della terraferma veneta; la pianta quadrata della villa venne ruotata di 45° con gli angoli orientati verso i quattro punti cardinali, per mitigare l’esposizione delle facciate ai raggi solari e ai venti.
Il recupero umanistico dell’Antichità è uno dei tratti salienti nel progetto della Rotonda: la stessa idea di edificio circolare con cupola è derivato dal Pantheon di Roma, i pronai con timpano e colonne sono ispirati ai templi antichi, mentre il concetto di villa suburbana unito alla funzione di azienda agricola rielaborano gli scritti latini di Plinio il Giovane. Perché, al contrario di ciò che sembra, la Rotonda era anche un centro di conduzione dei campi: nelle sue stanze vi abitava il padrone, Paolo Almerico, che dall’altura aveva il controllo visivo delle proprie terre, ma diversamente dalle altre ville venete gli annessi rustici erano lontani dal corpo principale dell’edificio.
La Villa appariva quindi isolata e priva di mura o siepi a difenderla: ciò che ha fatto della Rotonda un’icona di perfezione e armonia è proprio quel rapporto unico, indissolubile e osmotico che Palladio è riuscito a creare con il paesaggio.

La Struttura
La Rotonda è un edificio a pianta centrale, un volume cubico che ruota attorno a una sala circolare con cupola. Gli assi diagonali del corpo principale seguono la direzione dei punti cardinali, mentre le quattro facciate sono identiche: ognuna è dotata di pronao, con timpano sorretto da sei colonne ioniche e imponente gradinata che conduce direttamente al piano nobile.
La Rotonda è priva di fondamenta: si autosostiene grazie al sistema di archi e di volte a crociera in mattoni del pianterreno, che costituiscono la griglia strutturale di assi tra loro perpendicolari su cui si appoggiano i piani superiori. Se si guarda attentamente il prospetto della villa, infatti, si noterà che il piano nobile e l’attico rientrano ognuno di pochi centimetri rispetto al livello sottostante, come una sorta di “piramide a gradoni” su tre livelli che rende solida l’intera struttura. Le quattro logge molto sporgenti, oltre ad avere una funzione scenografica, servono anche da enormi contrafforti per contenere saldamente la spinta delle facciate.
Da architetto di grande esperienza Palladio aveva una buona conoscenza dei materiali e un’ottima organizzazione di cantiere, anche per quanto riguarda gli aspetti di economicità: nella costruzione della Rotonda, ad esempio, riservò la pietra da taglio per scolpire i capitelli e le basi delle colonne, mentre realizzò i fusti di queste con mattoni perfettamente sagomati prima della cottura e infine ricoperti di malta di calce mista a polvere di marmo. L’effetto finale è di imponenti colonne marmoree, che si accordano al colore caldo e delicato dell’intonaco delle murature.
Nonostante il rigore geometrico, l’aspetto della villa non è quello di un blocco massiccio, bensì di una struttura aggraziata, resa dinamica dal chiaroscuro dei volumi pieni e vuoti. Perfettamente simmetrica e rispondente a se stessa da ogni lato la si guardi, la Rotonda riflette in pianta l’impostazione delle facciate.
La Struttura
La Rotonda è un edificio a pianta centrale, un volume cubico che ruota attorno a una sala circolare con cupola. Gli assi diagonali del corpo principale seguono la direzione dei punti cardinali, mentre le quattro facciate sono identiche: ognuna è dotata di pronao, con timpano sorretto da sei colonne ioniche e imponente gradinata che conduce direttamente al piano nobile.
La Rotonda è priva di fondamenta: si autosostiene grazie al sistema di archi e di volte a crociera in mattoni del pianterreno, che costituiscono la griglia strutturale di assi tra loro perpendicolari su cui si appoggiano i piani superiori. Se si guarda attentamente il prospetto della villa, infatti, si noterà che il piano nobile e l’attico rientrano ognuno di pochi centimetri rispetto al livello sottostante, come una sorta di “piramide a gradoni” su tre livelli che rende solida l’intera struttura. Le quattro logge molto sporgenti, oltre ad avere una funzione scenografica, servono anche da enormi contrafforti per contenere saldamente la spinta delle facciate.
Da architetto di grande esperienza Palladio aveva una buona conoscenza dei materiali e un’ottima organizzazione di cantiere, anche per quanto riguarda gli aspetti di economicità: nella costruzione della Rotonda, ad esempio, riservò la pietra da taglio per scolpire i capitelli e le basi delle colonne, mentre realizzò i fusti di queste con mattoni perfettamente sagomati prima della cottura e infine ricoperti di malta di calce mista a polvere di marmo. L’effetto finale è di imponenti colonne marmoree, che si accordano al colore caldo e delicato dell’intonaco delle murature.
Nonostante il rigore geometrico, l’aspetto della villa non è quello di un blocco massiccio, bensì di una struttura aggraziata, resa dinamica dal chiaroscuro dei volumi pieni e vuoti. Perfettamente simmetrica e rispondente a se stessa da ogni lato la si guardi, la Rotonda riflette in pianta l’impostazione delle facciate.

I piani
L’edificio è su tre piani, più un mezzanino: al pianterreno vi si accede dal giardino attraverso un passaggio voltato al di sotto delle gradinate esterne; i piani superiori si raggiungono tramite quattro scale a chiocciola ricavate negli angoli del quadrato in cui è inscritta la sala centrale, i quali servono da pilastri portanti per tutta l’altezza della villa.
Il pianterreno era adibito ai locali di servizio, come la cucina ancora esistente. I soffitti sono bassi e scanditi da volte a crociera; lo spazio circolare al centro si trova esattamente in linea con la lanterna che corona la cupola: in questo punto preciso vi è il mascherone in pietra traforata, che mette in comunicazione il pianterreno con il piano nobile e che doveva servire da sistema di raffrescamento della Rotonda nei mesi estivi.
Il piano nobile è il livello di rappresentanza dell’edificio, con alti soffitti decorati da affreschi e stucchi. Vi si accede dalle quattro gradinate dei pronai: le larghezze di queste, se prolungate attraverso il corpo principale, vanno a disegnare una croce greca all’interno della pianta quadrata, nel cui punto di intersezione si inscrive la sala rotonda centrale. Vi sono quattro sale d’angolo rettangolari e quattro camerini che comunicano con queste e portano alle scale a chiocciola; alla sala centrale, invece, si giunge dai quattro corridoi, di larghezza disuguale, che partono direttamente dagli ingressi delle logge.
Le piccole scale a chiocciola interne servono anche un mezzanino composto da quattro stanzini posti sopra ai camerini del piano nobile, che prendono luce da piccole finestre al di sotto dei timpani. L’attico, originariamente senza suddivisioni interne e con funzioni di stoccaggio delle derrate agricole, venne riorganizzato durante l’intervento di Francesco Muttoni tra 1725-1740; è illuminato da sedici finestrelle nel sottotetto e si affaccia sulla sala centrale con una stretta balconata circolare.
I piani
L’edificio è su tre piani, più un mezzanino: al pianterreno vi si accede dal giardino attraverso un passaggio voltato al di sotto delle gradinate esterne; i piani superiori si raggiungono tramite quattro scale a chiocciola ricavate negli angoli del quadrato in cui è inscritta la sala centrale, i quali servono da pilastri portanti per tutta l’altezza della villa.
Il pianterreno era adibito ai locali di servizio, come la cucina ancora esistente. I soffitti sono bassi e scanditi da volte a crociera; lo spazio circolare al centro si trova esattamente in linea con la lanterna che corona la cupola: in questo punto preciso vi è il mascherone in pietra traforata, che mette in comunicazione il pianterreno con il piano nobile e che doveva servire da sistema di raffrescamento della Rotonda nei mesi estivi.
Il piano nobile è il livello di rappresentanza dell’edificio, con alti soffitti decorati da affreschi e stucchi. Vi si accede dalle quattro gradinate dei pronai: le larghezze di queste, se prolungate attraverso il corpo principale, vanno a disegnare una croce greca all’interno della pianta quadrata, nel cui punto di intersezione si inscrive la sala rotonda centrale. Vi sono quattro sale d’angolo rettangolari e quattro camerini che comunicano con queste e portano alle scale a chiocciola; alla sala centrale, invece, si giunge dai quattro corridoi, di larghezza disuguale, che partono direttamente dagli ingressi delle logge.
Le piccole scale a chiocciola interne servono anche un mezzanino composto da quattro stanzini posti sopra ai camerini del piano nobile, che prendono luce da piccole finestre al di sotto dei timpani. L’attico, originariamente senza suddivisioni interne e con funzioni di stoccaggio delle derrate agricole, venne riorganizzato durante l’intervento di Francesco Muttoni tra 1725-1740; è illuminato da sedici finestrelle nel sottotetto e si affaccia sulla sala centrale con una stretta balconata circolare.

La sala centrale e la cupola
Tutta la composizione della Villa ruota attorno al fulcro della sala centrale circolare che dà il nome alla Rotonda: comprende in altezza il piano nobile e l’attico, fino alla volta a cupola conclusa da una lanterna.
La cupola esterna, completata da Vincenzo Scamozzi, si presenta molto diversa da quella disegnata da Palladio nei Quattro Libri: lì si tratta di una cupola perfettamente emisferica, che avrebbe slanciato molto l’edificio, mentre oggi si presenta come una calotta ribassata su un tamburo simile alla copertura del Pantheon di Roma. Come questo, alla sommità vi è un oculo che, anziché essere lasciato aperto, è stato coronato da una lanterna da cui filtra una luce diffusa.
Esattamente in linea con la lanterna, sul pavimento del salone compare un volto grottesco a bassorilievo: i fori che lo attraversano permettono all’aria fresca del piano sottostante di salire al piano nobile, rinfrescando così la villa durante i mesi più caldi.
La sala centrale e la cupola
Tutta la composizione della Villa ruota attorno al fulcro della sala centrale circolare che dà il nome alla Rotonda: comprende in altezza il piano nobile e l’attico, fino alla volta a cupola conclusa da una lanterna.
La cupola esterna, completata da Vincenzo Scamozzi, si presenta molto diversa da quella disegnata da Palladio nei Quattro Libri: lì si tratta di una cupola perfettamente emisferica, che avrebbe slanciato molto l’edificio, mentre oggi si presenta come una calotta ribassata su un tamburo simile alla copertura del Pantheon di Roma. Come questo, alla sommità vi è un oculo che, anziché essere lasciato aperto, è stato coronato da una lanterna da cui filtra una luce diffusa.
Esattamente in linea con la lanterna, sul pavimento del salone compare un volto grottesco a bassorilievo: i fori che lo attraversano permettono all’aria fresca del piano sottostante di salire al piano nobile, rinfrescando così la villa durante i mesi più caldi.

La geometria
La pianta è basata sull’intersezione di forme geometriche semplici, il cerchio e il quadrato: queste due figure determinano tutti i rapporti di proporzione. Il modulo di base è il quadrato in cui è inscritto il cerchio della sala centrale; la pianta del corpo principale della villa è costituita da quattro moduli, ogni loggia compresa di gradinata è un modulo. In alzato, la facciata ha la forma di un rettangolo armonico la cui altezza (dal livello del giardino all’imposta del tetto) si ricava tracciando un angolo di 30° sulla larghezza del quadrato grande della planimetria.
Tutta la Rotonda si rifà a rapporti aritmetici che si ritrovano anche nella musica; ancora, la disposizione delle colonne, sei per ogni pronao, segue le regole della bella proporzione date da Vitruvio e riprese da Palladio nei progetti delle sue ville: gli intercolumni misurano due diametri di colonna e un quarto, proprio come un antico tempio cosiddetto eustilo.
Il cerchio e il quadrato, dunque, sono le forme archetipiche dalla cui associazione nasce lo sviluppo dell’organismo della villa e tali forme geometriche perfette, simboleggianti il cielo e la terra, sono definite dal Palladio «le più belle, e più regolate». La Rotonda diventa così un microcosmo regolato da leggi universali, specchio dell’armonia celeste al cui centro, secondo la concezione antropocentrica del Rinascimento, c’è l’Uomo.
La geometria
La pianta è basata sull’intersezione di forme geometriche semplici, il cerchio e il quadrato: queste due figure determinano tutti i rapporti di proporzione. Il modulo di base è il quadrato in cui è inscritto il cerchio della sala centrale; la pianta del corpo principale della villa è costituita da quattro moduli, ogni loggia compresa di gradinata è un modulo. In alzato, la facciata ha la forma di un rettangolo armonico la cui altezza (dal livello del giardino all’imposta del tetto) si ricava tracciando un angolo di 30° sulla larghezza del quadrato grande della planimetria.
Tutta la Rotonda si rifà a rapporti aritmetici che si ritrovano anche nella musica; ancora, la disposizione delle colonne, sei per ogni pronao, segue le regole della bella proporzione date da Vitruvio e riprese da Palladio nei progetti delle sue ville: gli intercolumni misurano due diametri di colonna e un quarto, proprio come un antico tempio cosiddetto eustilo.
Il cerchio e il quadrato, dunque, sono le forme archetipiche dalla cui associazione nasce lo sviluppo dell’organismo della villa e tali forme geometriche perfette, simboleggianti il cielo e la terra, sono definite dal Palladio «le più belle, e più regolate». La Rotonda diventa così un microcosmo regolato da leggi universali, specchio dell’armonia celeste al cui centro, secondo la concezione antropocentrica del Rinascimento, c’è l’Uomo.

La luce
Il modo in cui la luce entra nella Rotonda e ne illumina i volumi esterni è un’altra prova che per Palladio nulla era lasciato al caso. Gli spigoli del quadrato della villa puntano verso i quattro punti cardinali, facendo in modo che, durante l’arco della giornata, le facciate sud-est e sud-ovest abbiano un tempo di soleggiamento uguale. Anche in inverno le due facciate di nord-est e nord-ovest sono debolmente rischiarate dal sole passante da 20° a 0°, la prima dalle h. 7.30-9.00, la seconda dalle h. 15.00-16.30.
Durante il solstizio d’estate i raggi entrano nella villa con un’inclinazione di 59°, agli equinozi di 27°, al solstizio d’inverno di 9°. Da qui si deduce che, se in estate il sole ha un angolo d’incidenza piuttosto verticale, l’interno della Rotonda rimane più ombreggiato e quindi fresco; al contrario, il sole invernale molto basso entra con i suoi lunghi raggi, attraversando in certi momenti l’intera ampiezza del piano nobile.
La luce
Il modo in cui la luce entra nella Rotonda e ne illumina i volumi esterni è un’altra prova che per Palladio nulla era lasciato al caso. Gli spigoli del quadrato della villa puntano verso i quattro punti cardinali, facendo in modo che, durante l’arco della giornata, le facciate sud-est e sud-ovest abbiano un tempo di soleggiamento uguale. Anche in inverno le due facciate di nord-est e nord-ovest sono debolmente rischiarate dal sole passante da 20° a 0°, la prima dalle h. 7.30-9.00, la seconda dalle h. 15.00-16.30.
Durante il solstizio d’estate i raggi entrano nella villa con un’inclinazione di 59°, agli equinozi di 27°, al solstizio d’inverno di 9°. Da qui si deduce che, se in estate il sole ha un angolo d’incidenza piuttosto verticale, l’interno della Rotonda rimane più ombreggiato e quindi fresco; al contrario, il sole invernale molto basso entra con i suoi lunghi raggi, attraversando in certi momenti l’intera ampiezza del piano nobile.
